Sottoscrivo in originale il comunicato stampa ricevuto fa
F.I.P.O.
del 20 novembre 2014
LICENZA DI PESCA IN MARE: PRESSING POLITICO DELLA FIPO, IL
SENATO RITIRA L’EMENDAMENTO
Dopo diversi giorni di
tira e molla che hanno lasciato con il fiato sospeso il mondo dei pescatori
sportivi, oggi finalmente è arrivata la notizia che i Senatori della Commissione
agricoltura che ad ottobre avevano proposto l’istituzione di una licenza di pesca
in mare (costo € 100 dalla barca, € 20 da terra), hanno ritirato
definitivamente l’emendamento. Il rischio di un permesso di pesca a
pagamento in mare è dunque al momento scongiurato.
Giova ricordare, per
dovere di cronaca, che l’emendamento in questione (ossia una proposta di
integrazione ad una legge) era denominato 5.0.6, e fino ad oggi era ancora in
vigore; si sarebbe poi dovuto approvare in concomitanza con il voto sulla
prossima Finanziaria. Per completezza di informazione bisogna ricordare che
esisteva anche un analogo emendamento che lo aveva preceduto, il 5.0.5, più
vessatorio nei confronti dei pescatori (prevedeva infatti il pagamento di € 200
per chi opera dalla barca), il quale era comunque già stato ritirato dal suo
proponente.
Al ritiro
dell’emendamento 5.0.6 ha contribuito in maniera concreta il lavoro svolto
dalla Fipo, l’associazione delle imprese italiane del settore della pesca
sportiva e ricreativa, che da subito, in modo compatto e deciso, ha
unitariamente fatto ‘pressing politico’ nei confronti dei Senatori che lo
avevano proposto. Con
l’obiettivo di far valere i diritti di tutti i pescatori e le ragioni delle
aziende, oggi si è arrivati ad un risultato che allontana lo spettro di
un’ulteriore ed inutile tassa, la cui istituzione non avrebbe fatto altro
che scacciare un buon numero di pescatori sportivi dalle acque marittime,
contribuendo così ad aggravare il già compromesso quadro economico del
comparto.
“È un risultato
positivo che abbiamo raggiunto grazie all’impegno, silenzioso ma costante, di
tutte le aziende della Fipo, le quali hanno dato ciascuna il proprio
contributo per sensibilizzare il Parlamento e convincere i Senatori a fare
marcia indietro su un provvedimento penalizzante per circa un milione di
cittadini – è il commento del presidente della Fipo, Ciro Esposito -. Un ringraziamento particolare e
doveroso va poi ai negozianti associati presenti in tutte le regioni, i quali
si sono attivati per raccogliere le proteste degli utenti e veicolarle, tramite
la Fipo, al Parlamento: una licenza di pesca in mare oggi avrebbe
certamente compromesso il lavoro dei commercianti al dettaglio, da tempo
duramente provati dalla crisi economica”.
“Tuttavia non è il momento dei trionfalismi,
tantomeno il caso di abbassare la guardia. La Fipo continuerà perciò a
tutelare gli interessi dei pescatori italiani e dell’industria, che sono e
saranno sempre coincidenti, da futuri tentativi di riproporre la licenza in
mare – aggiunge il
presidente Esposito -. L’intera vicenda dimostra infatti che il Parlamento non
conosce la nostra realtà, e sottovaluta l’importanza sociale ed economica della
pesca sportiva e la sua capacità di generare reddito ed occupazione. Il settore, quantificato a suo
tempo con un censimento del Mipaaf, oggi per il legislatore è semplicemente un
mondo da colpire con una nuova tassa. Per questo siamo sempre più convinti
che dobbiamo proseguire sulla strada della collaborazione e dell’unitarietà tra
tutte le associazioni che, a vario titolo, rappresentano la pesca sportiva e
ricreativa in Italia. Solamente convogliando le forze dell’associazionismo
verso l’obiettivo comune della tutela e della promozione della pesca, avremo la
speranza di far comprendere al Parlamento ed alla pubblica opinione
l’importanza del settore”.
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